SESSO, SESSUALITA’ E SESSUOLOGIE


L'Approccio Mansionale Integrato “versione 2.0”: una prospettiva cognitivo-costruttivista

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SESSO, SESSUALITA’ E SESSUOLOGIE
L'Approccio Mansionale Integrato “versione 2.0”: una prospettiva cognitivo-costruttivista

Dopo la proposta, senz'altro innovativa per gli anni, della Kaplan e collaboratori (vedi), la terapia mansionale integrata ha visto, oltre ad una diffusione di impiego nella nascente e “ufficiale” disciplina della sessuologia clinica, anche contributi di professionisti che ne hanno proposto delle modifiche, anche rivedendo le premesse epistemologiche.
Tra questi, nei primi anni '90, Fenelli e Lorenzini hanno proposto un approccio mansionale integrato secondo una prospettiva che loro stessi definiscono “cognitivo-costruttivista”. In questo approccio vengono integrati, appunto, aspetti

  • più tradizionali delle terapie sessuali di approccio comportamentista
  • con l'attenzione rivolta alla relazione, riprendendo le tradizioni sistemiche e costruttiviste.

Vengono, quindi, in certo senso abbandonate le lenti di osservazione tipiche della psicologia dinamica e della psicoanalisi.

Il modello di intervento proposto dagli autori risulterebbe idoneo per le “disfunzioni psicosessuali, vale a dire quei disturbi della risposta sessuale nella cui patogenesi prevale l'elemento psichico; ciò non esclude che sia utilmente applicabile anche nei casi a prevalente patogenesi biologica.” 1

Nel modello che propongono Fenelli e Lorenzini, sebbene le mansioni sessuali siano organizzate in diversi percorsi terapeutici, a seconda della difficoltà/disturbo affrontata, in ogni percorso si possono individuare quattro tappe fondamentali.
Ogni singola tappa viene poi a sua volta declinata in tre punti di vista, o livelli: comportamentale, cognitivo, relazionale.

Le quattro tappe proposte dagli autori sono le seguenti: 2

  1. la conoscenza di sé, che si articola nella:
    • conoscenza del proprio corpo e delle proprie risposte sessuali a partire dall'esplorazione visiva e tattile;
    • consapevolezza dei pensieri, del dialogo interno, del proprio immaginario e dei propri contenuti emozionali;
    • capacità di riconoscere il comportamento dell'altro come una “risposta” evocata da noi.
  2. la conoscenza dell'altro e di sé tramite l'altro, ovvero il partner diventa una sorta di specchio in cui osservarsi. Nei tre livelli di questa tappa, si concentra via via il focus:
    • sulla conoscenza del corpo e delle risposte sessuali del partner e della percezione di sé attraverso il contatto con l'altro
    • sullo scoprire le risposte emotive e i desideri del partner come fonte di arricchimento e diversità; inoltre, scoprire le proprie emozioni suscitate dal contatto con l'altro
    • sui “giochi della coppia”, analizzando i ruoli giocati ed esplicitando le richieste “relazionali”
  3. la conoscenza del piacere, ovvero la possibilità di sperimentare il piacere sessuale, di scoprirlo nel suo aspetto individuale e di entrare in contatto con le proprie emozioni. Questo significa:
    • esporsi a livelli di piacere orgasmico in maniera “egoistica”, ovvero orientati al soddisfacimento del proprio piacere
    • elaborare le emozioni e l'attivazione sessuale favorendo la capacità di vivere pienamente l'esperienza emozionale, nella sua “caratteristica” di non controllabilità
    • provare piacere in presenza dell'altro, per facilitare il processo di “affidamento” e delega del controllo. In tal modo, si permette l’avvio di un processo di cooperazione, in cui il piacere ha perso ogni significato di “potere relazionale”
  4. la conoscenza del piacere di coppia e dell'intimità
    In questa ultima tappa:
    • si esplorano i comportamenti utili a procurare reciprocamente piacere
    • si elaborano le esperienze di esposizione a livelli di intimità crescente, con la condivisione delle emozioni sessuali
    • si sperimenta l'affidamento reciproco come traguardo di un processo di cooperazione.

A ciascuna fase, corrispondono, nel modello proposto dagli autori, delle specifiche mansioni che vengono prescritte alla coppia.

Ad ogni modo, come tengono a sottolineare, l'iter terapeutico è costruito in maniera strettamente personalizzata e, proprio in virtù di ciò, “è utile adottare questo modello in maniera flessibile”.

Pertanto, come giustamente precisano gli stessi autori, non risulta “assolutamente necessario percorrere tutte le tappe e utilizzare tutte le prescrizioni. […] Nel trattamento delle diverse disfunzioni sessuali si costruiscono differenti strade terapeutiche. Le mansioni utilizzate derivano, come impianto generale, dalle storiche mansioni di Master e Johnson e della Kaplan, ma si modificano alla luce degli obiettivi terapeutici. S'intende con ciò che, ad esempio, la prescrizione della focalizzazione sensoriale sarà intrinsecamente diversa se prescritta ad una coppia con difficoltà di eccitazione o ad una con vaginismo, perché diverse saranno le mete che s'intendono raggiungere.” 3


  • 1 Fenelli, Lorenzini (1991)
  • 2 ibidem
  • 3 ibidem

Articolo a cura della Dott.ssa
Elisa Fermo
Psicologa Psicoterapeuta a Venezia / Mestre

Dott.ssa Elisa Fermo
Psicologa Psicoterapeuta a Venezia - Mestre

Iscritta dal 2011 all’Albo degli Psicologi della Regione Veneto n. 7918
Laureata in Psicologia Clinica, presso l’Università degli Studi di Padova
P.I. 04494630264

 

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